Documentazione

Nuove prospettive dal Movimento degli Uditori di Voci: implicazioni per la ricerca e la pratica

intervoiceSu Schizophrenia Bulletin (vol. 40, suppl. 4, 2014) è stato pubblicato un articolo di Dirk Corstens, Eleanor Longden, Simon McCarthy-Jones, Rachel Waddingham e Neil Thomas che riassume la storia del movimento internazionale degli uditori di voci, sottolinea che si tratta di una esperienza umana che ha senso e significato e propone un maggiore coinvolgimento degli uditori nella ricerca e un maggiore uso della narrativa e di approcci qualitativi.
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Convegno di Roma - 2013
Documentazione (relazioni e foto)

Maastricht Interview sulle voci.
Sandra Escher, Patsy Hage e Marius Romme

La “Maastricht Interview” è una intervista strutturata utilizzata per raccogliere tutte le informazioni utili sulle voci che sente una persona al fine di comprendere meglio l’esperienza.
L’intervista raccoglie informazioni sulle circostanze in cui le voci si presentano, sulle caratteristiche delle voci, su quello che dicono, sull’influenza che hanno sull’uditore, sui metodi che l’uditore usa per affrontare le proprie voci, sulle eventuali esperienze traumatiche avvenute nell’infanzia.

Evidence Based Hope. La proposta di una prospettiva comune.
Giuseppe Tibaldi & Lia Govers

Circa dieci anni fa il primo autore ha ricoverato in forma coercitiva il secondo autore, dopo aver a lungo inseguito sia il secondo autore sia una diversa soluzione. Dopo il lungo ricovero, il secondo autore è stato inserito in una struttura residenziale, su provvedimento del giudice e proposta del primo autore. In questa fase iniziale nessuno ha messo in discussione la diagnosi di “disturbo schizofrenico paranoide”.
Questo inizio poco promettente ha rappresentato il punto di avvio di una relazione terapeutica durata molti anni, che ha previsto l’integrazione di farmaci e psicoterapia, nel Centro di Salute Mentale diretto dal primo autore. Il secondo autore aveva lasciato, nel frattempo, la comunità di cui era ospite per fare rientro a casa, con il marito e il figlio. Da oltre sei anni sono stati sospesi, dopo una riduzione molto graduale, tutti i farmaci....

Nell’autunno 2008 è stato pubblicato un libro di Paolo Rossi, dal titolo Speranze (Ed. Il Mulino) che abbiamo deciso di utilizzare come riferimento per questo nostro contributo. Nel suo libro, Rossi cerca di rispondere a una domanda molto chiara: “Possiamo elencare alcune ragioni che possono preservarci dalla disperazione?”. Le speranze sono ragionevoli, nella proposta di questo autore, a due condizioni: che non siano date per scontate e che abbiano il sostegno di dati convincenti.
Questo approccio, che fonde la ragionevolezza delle speranze con i dati disponibili e con la possibilità che non si concretizzino, ci è sembrato utilmente trasferibile al campo della salute mentale e vogliamo adottarlo sia per guardare a quanto accaduto in Italia negli ultimi anni sia per presentare la nostra ipotesi: che la guaribilità possa essere considerata una speranza ragionevole perché ha il supporto di molte forme di “evidenza” (scientifica ed esperienziale)...

“Una guida semplice per parenti e amici di uditori di voci”
(A cura della Rete Australiana degli Uditori di Voci)

Gli uditori di voce spesso dicono che temono di dire ad amici e familiari quello che le voci dicono perché questi ultimi rimarrebbero male nel sentire il contenuto delle voci.
Quindi fare un lavoro che permetta di sentirsi meno a disagio quando un nostro caro ci racconta delle proprie voci, contribuisce a creare lo spazio necessario in cui lui/lei si senta facilitato/a a parlare di ciò che gli/le succede.
Le ricerche indicano che l’accettazione, l’accoglienza e il permettere ad una persona di parlare della propria esperienza aiuta molto (Romme e Escher, 1993). Se una persona ha la possibilità di parlare della propria esperienza senza sentirsi giudicato o etichettato come “matto” è possibile che riesca poi a comprenderla meglio e a trovare modi di fronteggiarla…

Il coordinamento australiano degli uditori di voci
(Hearing Voices Network Australia)

Nel luglio del 2005, la fondazione “Richmond Fellowship of Western Australia” (RFWA) invitò Ron Coleman (conferenziere internazionale, uditore di voci e formatore nel campo della salute mentale) e Karen Taylor (formatrice nella salute mentale e infermiera psichiatrica) a Perth per condurre una serie di seminari sulla “Recovery” (guarigione). In qualità di delegato di INTERVOICE (il Coordinamento Internazionale per la Formazione, l’Istruzione e la Ricerca sul sentire le voci), Ron Coleman ci sostenne e incoraggiò a iniziare la costituzione di un Coordinamento per Uditori di Voci anche qui in Australia…
Fonte: Hearing Voices Info Booklet, Hearing Voices Network Australia, Sept 2008, pagg. 7, 10, 11, 13 (Traduzione di Angelo Arecco)

“E poi cominciai a sentire le voci…” Narrazioni del male mentale

Paura, vergogna, dolore: il dolore devastante dell’esordio, assieme a quello più sottile, che accompagna, come un basso continuo la vita quotidiana, sono queste le chiavi emotive che contraddistinguono molte delle narrazioni del male mentale analizzate in questo saggio.
Accanto a questi toni, che imprimono alle narrazioni la forma del tragico, ne emergono altri che mettono in luce la figura dell’eroe del romanzo cavalleresco che combatte e vince il proprio nemico, talvolta il proprio demone, mostrando l’altra faccia della sofferenza psichica, la resilienza.
Narrazioni, dunque, riconducibili a più di un genere che vedono il narratore impegnato nella laboriosa costruzione della propria identità, muovendo dal problema che dà impulso alla più parte delle narrazioni di malattia, quello del perché espresso eloquentemente da una giovane donna che qui chiamerò Sara: “Perché proprio me? Perché proprio io? Potrei stare bene, avere una vita normale ...invece no...”
(Mario Cardano)

Dodici punti essenziali sull'esperienza del sentire le voci

[...] La prognosi del sentire le voci è più positiva di quanto generalmente percepito. Sandra Escher, nella sua ricerca con i bambini uditori di voci, ha seguito 82 bambini per un periodo di quattro anni. In quel periodo, il 64% delle voci dei bambini è sparito compatibilmente con l’apprendimento di come affrontare le emozioni e divenire meno stressati. Nei bambini le cui voci erano state psichiatrizzate e rese parte di una malattia senza ricevere la dovuta attenzione, le voci non sono sparite, ma sono peggiorate e lo sviluppo di quei bambini ha subito un ritardo (Romme & Escher, 2006)...
(Tratto da www.intervoiceonline.org)

Capire le voci

Come affrontare le allucinazioni uditive e le realtà disorientanti

L’accettazione che vi siano persone sane che sentono le voci con le caratteristiche delle allucinazioni uditive è un prerequisito per cambiare il proprio punto di vista che non è l’esperienza di per sé un segno di malattia mentale ma che il modo di affrontarla può portare a una malattia o può essere l’espressione di una malattia mentale.
Pertanto l’obiettivo della cura non dovrebbe essere mirato direttamente a curare o eliminare l’esperienza stessa ma ad aiutare la persona nelle proprie strategie di affrontamento. Il procedimento dell’affrontare l’esperienza è il processo psicologico tra la percezione e la reazione del soggetto. Un attacco diretto alle voci significa negare il processo di affrontamento e cercare di sopprimere la percezione. Il secondo risultato importante dei nostri studi è stato che nella maggior parte dei casi il sentire le voci può essere compreso a partire dalla storia di vita della persona e dalle sue esperienze. La relazione tra esperienze traumatizzanti e la comparsa del fenomeno del sentire le voci ci ha resi consapevoli al di là di ogni dubbio che il processo di affrontamento può rappresentare una questione difficile...
(Marius Romme)

Informazioni base sul sentire le voci

Questo piccolo libro è una raccolta di informazioni basilari sul sentire le voci e dà risposte alle domande poste di frequente in merito a tale esperienza. Dà informazioni molto utili agli uditori stessi, ai loro familiari e amici e agli operatori. E’ redatto (in origine) in un inglese chiaro e semplice, il suo scopo è informare.
Il materiale qui contenuto è preso in larga parte dai lavori di Sandra Escher, ricercatrice dell’Università di Maastricht, Paesi Bassi e ricercatrice con borsa di studio all’Università dell’Inghilterra Centrale (UCE) nonché di Marius Romme, professore di Psichiatria Sociale, Maastricht, Paesi Bassi, professore ospite all’Università dell’Inghilterra Centrale (UCE)...
(Tratto da www.hearing-voices.org/)

Parlare con le voci

Molte persone che sentono voci provocatorie hanno constatato che la chiave di volta nell’affrontare quest’esperienza risiede nel trovare modi diversi di parlare con le voci allo scopo di comprenderle. L’analisi delle motivazioni delle voci e la scoperta di modi diversi di raffrontarsi ad esse può aiutare a cambiare il rapporto tra l’uditore e le voci. Le tecniche derivate dalle diverse tradizioni psicologiche e drammatiche (ad es. Gestalt, Dialogo con le voci, Analisi Transazionale, Psicodramma) usano delle sedie per mettere in atto differenti ruoli e relazioni allo scopo di aiutare la persona a risolvere i conflitti e riprendere il potere sulla propria vita. Nell’ultimo decennio, un numero crescente di soggetti ha adottato questo metodo per usarlo nel campo del sentire le voci. Ci siamo ritrovati a scrivere insieme questo testo per permettere ad altre persone di sperimentare questa tecnica come supporto per affrontare voci negative ed angoscianti...
(Dirk Corstens, Rufus May ed Eleanor Longden)

Strategie di fronteggiamento delle voci angoscianti

Tecniche di focalizzazione dell’esperienza

- Accetta che le voci non sono “il” problema ma che sono la conseguenza di un problema. Il tuo lavoro consiste nel saperne di più.
- Identifica le tue voci: numero, sesso, età etc
- Impara a dare dei confini alle persone e alle tue voci (per esempio contratta con le voci “ora non parlarmi ti ascolto più tardi”)
- Ascolta anche le voci positive – possono esserti alleate
- Definisci determinati momenti in cui ascolterai le voci e chiedi loro di lasciarti in pace fino a quei momenti.
- Di alle tue voci negative che parlerai con loro se sono rispettose nei tuoi confronti.
- Dialogo con le voci: permetti a un familiare, amico o operatore di fiducia di parlare direttamente con le tue voci
- Utilizza insieme ad un amico, familiare o operatore di fiducia il manuale di Ron Coleman & Mike Smith “Lavorare con le voci”
- Scrivi ciò che le voci ti dicono
(A cura della Rete Australiana degli Uditori di Voci e dalla Rete Uditori di Voce di Dundee)

Passi importanti per la guarigione dal sentire le voci

Le storie qui narrate dimostrano come il termine “recovery” significhi in realtà “riprendere la vita nelle proprie mani”. Ron Coleman (1999) spiega questo concetto come “vivere la tua vita, non quella delle tue voci”. Abbiamo scelto 50 persone di diversi Paesi, che conoscevamo personalmente oppure ci sono state consigliate, in quanto sono riuscite a riprendersi. Non solo queste persone avevano avuto seri problemi con il fatto di udire voci, ma spesso erano state sottoposte a cure psichiatriche per lunghi periodi di tempo, dimostratisi inefficaci. Molti di costoro erano stati diagnosticati schizofrenici. Hanno saputo trovare una via dì uscita alternativa, al di fuori del sistema psichiatrico tradizionale.
Le storie sono buoni esempi di come sbarazzarsi delle voci non è poi tanto importante, e non è neppure affatto necessario. Molte di queste 50 persone hanno conservato una relazione con le proprie voci, però riuscendo a modificarla nel senso di farla diventare una forma di aiuto. Alcune persone hanno eliminato le loro voci originariamente negative, ottenendo in cambio voci positive. Tutte hanno eliminato il disturbo arrecato loro dalle voci cambiando la relazione con esse...
(Marius Romme)

Strategie di auto-aiuto

Cerca di non rimanere isolato: Parla con qualcuno su come ti senti e della tua esperienza. Partecipa a un gruppo di uditori di voci. O magari contattaci per aver il nostro sostegno al fine di avviarne uno nella tua zona di residenza.
Fai qualcosa per impegnarti a stare meglio: La sola persona in grado di cambiare le cose sei TU. Fai oggi il primo passo del tuo viaggio verso la guarigione. Se hai sempre cercato che fossero gli altri a rimetterti in sesto (fai bene attenzione a questa cosa), quanto spesso ciò ti è stato veramente di aiuto? E’ realistico pensare che un’altra volta sarà diverso? E’ importante cercare di fare cose che ti possono far riavere il tuo potere, per permetterti di trovare strategie di affrontamento e farti acquisire la capacità di gestire positivamente le tue voci...
(Tratto da: Hearing Voices Info Booklet, Hearing Voices Network Australia, September 2008, pag. 17)

Udire le voci - sbarazziamoci dei miti!!!

Udire voci solitamente è un’esperienza male interpretata: spesso se ne ha paura, sia per quanto attiene alla società in senso lato, sia per quanto riguarda le persone stesse che le odono. Questa paura fa sì che le persone rifuggano dagli uditori di voci, quando ne incontrano qualcuno per la strada, cosicché l’uditore che prova questa esperienza si isola sempre di più. Ma la paura può essere sfatata, man mano che una maggior quantità di informazioni a riguardo viene portata in superficie.
Come possiamo cercare di aiutare le persone che sentono voci disorientanti o negative ad alleviare la loro sofferenza?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo “disimparare” molte delle cose che abbiamo sempre pensato o che ci sono state insegnate. Solo se ci libereremo dalla stretta dei miti più diffusi potremo iniziare a capire il disagio mentale e poi cominciare a lavorare per alleviarlo...
(Tratto da: Hearing Voices Info Booklet, Hearing Voices Network Australia, Sept 2008, pagg. 18-19)

Per un chiarimento sull’identità del network dei gruppi di uditori di voci

Da più di dieci anni a questa parte, l’approccio della Rete degli Uditori di Voci rispetto alle visioni, alle voci e ad altre esperienze insolite, ha assunto un’influenza significativa sui servizi di salute mentale, sino al punto che la presenza dei gruppi uditori voci all’interno dei servizi si è diffusa praticamente ovunque.
La Rete degli Uditori di Voci è lieta del fatto che molte delle sue idee sono diventate il pensiero dominante. Tuttavia, ci troviamo ora in una situazione in cui esistono gruppi che si autodefiniscono sia gruppi uditori voci che facenti parti della Rete Uditori Voci, che però non soddisfano i valori fondamentali della Rete. Così il confine tra gruppi di auto-aiuto che fondano le loro basi nell’esperienza individuale e i gruppi di cura il cui scopo è ridefinire la malattia, sta diventando indistinto, col risultato che la tipologia di molti gruppi ricade a metà strada tra questi due poli.
Quindi, conseguentemente alla suddetta situazione, sentiamo il bisogno di chiarire l’identità di una Rete di Uditori di voci, stabilendo i criteri in base ai quali i gruppi voci possono essere accreditati come membri a pieno titolo della rete oppure no...
(Tratto da www.intervoiceonline.org - sezione "Groups")